Lettera al Sole

Ciao Sole,

Oggi non ti vedo ma so che nascondi dietro le nuvole grigie e ascolti con attenzione tutto che ti dico. La tua reazione alle mie parole ? immediata. Lo sento bene. Il tuo umore ha i visi diversi. Talvolta sorridi e tutt'intorno si irradia dei tuoi raggi , tall'altra accecato dall'ira mandi il tuono e la tempesta nell’ora pi? inadatta. Quando sei amareggiato mandi gi? l'acquazzone. Ma devo confessare che mi piace quando piove a dirotto.

Spas?ba Ross?a

Один из самых честных западных репортажей о событиях в Южной Осетии. Можно прослушать здесь

Он на итальянском языке, представлен в 6 звуковых файлах. Как только будет свободное время — переведу. А пока можно понять смысл по комментариям жителей. В репортаже есть музыка: осетинская и русская.

Энрико (автор репортажа) и Никола, итальянские журналисты и мои друзья. Мы встретились с ними в Домодедово (перед их вылетом в Осетию), где за чашкой кофе Энрико поделился: «Мы не верим в то, что пишут и говорят об этом конфликте у нас. Хотя бы потому, что в СМИ представлена только одна сторона конфликта — грузинская, и только ее правда. Мы сами хотим все увидеть».

Поехали, посмотрели, написали... Получилось хорошо.

Кстати, они настолько подружились с цхинвальской семьей, в которой жили неделю, что расставались со слезами и до сих пор созваниваются.

Когда я спросила Николу на каком языке он разговаривает с ними по телефону, он ответил: «Я по-итальянски, они по-русски. Но мы понимаем друг друга. Я пообещал, что выучу русский язык и затем опять поеду в Южную Осетию.»

Елизавета Валиева

Intervista a Elizaveta Valieva a cura di Luca Bionda

Rivista di studi Geopolitici Eurasia

Vi proponiamo un’anticipazione dell’intervista con Elizaveta Valieva, giornalista osseta, incentrata sul recente conflitto in Ossezia del Sud; l’intervista ? stata raccolta ad inizio Settembre.
L’intervista completa potrete leggerla nel prossimo numero di Eurasia (Eurasia 3/2008)

D.: Elizaveta Valieva, cosa ci pu? dire riguardo alla situazione dei profughi sudosseti in Ossezia del Nord? Dove sono concentrati? Tanti sono gi? tornati a Tskhinvali?

R.: Nei primi giorni del conflitto, il Ministero delle Situazioni di Emergenza aveva installato un campo profughi ad Alagir, in Ossezia del Nord. Ho visitato i profughi sia l? che a Vladikavkaz. Mi hanno raccontato con emozione che cosa hanno patito durante la guerra. Le donne, in particolare, in pensiero per la sorte di mariti, figli e fratelli rimasti a difendere Tskhinvali.

Quando sono arrivata a Tskhinvali, una settimana dopo la guerra, pochi civili erano tornati. C’erano solo uomini e militari, pochissime donne e bambini. Pochi giorni dopo, per?, ho visto colonne di auto e bus che riportavano i profughi a Tskhinvali e la citt? si ? rianimata.

D.: Cosa vi hanno detto i profughi di Tskhinvali?

R.: Ho ancora nella memoria il racconto di Ilja Tuaev, un anziano di 86 anni. Quando ? scoppiata la guerra lui si trovava in una casa di cura fuori Tskhinvali, in montagna. Ha saputo dell’inizio della guerra dalla televisione. Pensava che la citt? fosse stata cancellata dalla faccia della terra. Quando, due giorni dopo la fine della guerra, Ilja ? ritornato a Tskhinvali, aveva paura di uscire della macchina. «Credevo che le mie figlie fossero morte. Avevo paura di guardare la mia casa, temendo di vederla in rovina», mi raccontava Ilia Tuaev.

Ricordo anche il racconto di sua figlia di 47 anni Irina Tuaeva. Durante i bombardamenti georgiani con i missili Grad e con l’aviazione, lei era a Tskhinvali. Con i vicini si era rifugiata in un sotterraneo. «Quando i rumori si sono smorzati, siamo usciti dai sotterranei: eravamo sporchi, con i capelli scompigliati e gli occhi stravolti. Abbiamo visto i primi carri armati russi che sono entrati in citt?. I soldati ci guardavano come fossimo extraterrestri: non riuscivano a credere che qualcuno fosse sopravvissuto a quei bombardamenti. Non ci credevamo neanche noi. Uno dei soldati mi ha dato un cioccolatino che aveva in tasca, facendomi commuovere fino alle lacrime», raccontava Irina.

D.: Come valuta l’inizio dell’invasione georgiana? Crede che sia stata una scelta del governo di Tbilisi oppure pensa che Saakashvili sia stato “costretto” dagli Stati Uniti d’America o dalla Russia?

R.: La situazione precedente il conflitto andava bene per la Russia, consapevole che forzare la mano sul riconoscimento dell’Ossezia del Sud avrebbe avuto per Mosca conseguenze molto negative dal punto di vista delle relazioni internazionali. E infatti la Russia ha sempre svolto un ruolo pacificatore.

I Repubblicani degli Stati Uniti d’America potevano avere interesse a spingere Saakashvili a scatenare questa guerra per ragioni di politica interna legate alle elezioni presidenziali. Non ? possibile dire con certezza quale sia stato il catalizzatore della decisione di Saakashvili, ma ? certo che lui era sicuro del non intervento della Russia. Forse contava sul fatto che Putin fosse a Pechino per la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi e che Medvedev fosse in ferie.
A dimostrazione di questa sua convinzione, sta il fatto che i georgiani non hanno nemmeno tentato di bloccare il tunnel di Roki n? di compiere operazioni militari in direzione di Java, che si trova vicino al confine russo.

Tskhinvali ? una citt? difficile da difendere a causa della sua posizione e Saakashvili voleva conquistare la citt? in breve tempo per mettere davanti al fatto compiuto tutto il mondo. Secondo il suo piano, alle 9 di sera dell’8 agosto era prevista una conferenza stampa per l’annuncio della vittoria georgiana. Tutto questo poteva aver luogo solo in caso di non intervento della Russia.

D.: Come vede il futuro politico della Georgia? Crede che Saakashvili dar? le dimissioni e abbandoner? la politica? I partiti politici di opposizione posso cercare un dialogo con la Russia?

R.: Le elezioni presidenziali all’inizio di quest’anno hanno mostrato che Saakashvili, nonostante la sua vittoria, aveva problemi di popolarit?. Ho seguito le elezioni georgiane e so che esse non sono state del tutto regolari. Gli osservatori hanno notato che era stato aggiunto il 10 – 16 % dei voti grazie all’intervento dell’amministrazione. Le persone che lavoravano nell’organizzazione della macchina hanno ricevuto incarichi di governo, per esempio Iakobashvili. ? chiaro che, in nome del conflitto armato, la nazione georgiana si ? unita intorno al suo leader. Ora per Saakashvili ? vantaggioso conservare la tensione in Georgia perch? appena essa scender?, l’opposizione comincer? a rivolgergli domande spiacevoli. ? possibile che il risultato di questo saranno le dimissioni di Saakashvili, tanto pi? se la perdita dei territori di Abkhazia e Ossezia del Sud diventer? un fatto irreversibile.

Per ora, nello spettro politico georgiano non ci sono serie forze che vogliano dialogare con la Russia, n? penso che appariranno in tempi brevi. Perch? la Russia ? garante dell’indipendenza degli ex territori della Georgia e i georgiani la ritengono una forza occupante. Se vogliamo parlare di chi potrebbe essere il futuro presidente della Georgia, bisogna fare il nome di Nino Burjanadze, che la scorsa primavera ha preso le distanze dalla maggioranza di Saakashvili e non ha partecipato alle elezioni parlamentari. La Burjanadze sta conducendo serrate consultazioni negli Stati Uniti d’America. Meno probabilit? ha Salome Zurabishvili, che ? sostenuta dall’Europa […].

NOTE: Elizaveta Valieva lavora come giornalista tra Mosca e Vladikavkaz (Repubblica dell’Ossezia del Nord, RUS); ? caporedattrice e responsabile del portale informatico Ossetia.ru. Collabora con il sito dell’Institute for War and Peace Reporting.

http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/articoli/EkkkyZZEVAEaBTKdac.shtml

La luce

Faceva freddo. Un viso, l’unica parte che non è rimasta coperta, si è gelato così che muovere un muscolo è  impassibile. Una sensazione era abbastanza spiacevole. Ho pensato che le persone che fanno la chirurgia plastica probabilmente provano la stessa cosa. Ho avuto compassione, nonostante ora era il momento per pensare per sè. Non sentivo più le dita delle mani e dei piedi.

Tutt’intorno era buio. Non si vede nessuno e alcuno, soltanto una certa luce brucia in lontanza, strano, ma molto abbagliante e sono sicuro che e ancora e calda e può mi scaldare. Potresmi giundere fino a lei.

Un silenzio. Tanto profondo ch’è sentito il suono dei passi propri scricchiolati sulla neve. Vado e cerco di non pensare di lui… del freddo. Penso del sole contro la volontà, ma anche l’immaginazione ha gelato e più lontano e niente. Allora semplicemente vado avanti, non pensando di niente. Cosè è  più facile. Quando pensi, ancora bisogna agire. Ora non vorrei fare niente, vorrei solo andare e non fermarsi. Per esempio, bisogna telefonare per mi porta via più presto del questo luogo orrendo. Non potrò uscire da solo. Ma per telefonare, bisogna cercare il telefono nelle mie tasche. I mani hanno gelati cosè che fare la tale semplice cosa per me costa fatica. Perciò mi mettevo a scacciare i pensieri.

Continuo a andare. La luce, ch’è in lontananza non si mette più vicino. Sembra che ci moviamo avanti sincronicamente. Non può tener fronte a lei. Continuo di andare. Ho paura. Non per il buoio, ma perciò ho paura di non giungere. So che non potrò così lungamente. Ma qualcosa mi forza andare.

Gelo, i passi diventano più lenti, non sento più il freddo perciò lui è dappertutto, lo sono impregnata fino alle ossa. Mi sono fermata e ho seduto sulla neve. Voglio molto andare più lontano. So che un giorno riusciro di giungere quella luce, bisogna soltanto cercare le forze per alzarmi. Devo andare avanti.

Mi sono svegliata…

Dio esiste probabilmente ma mi meraviglia talvolta.

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Dio esiste probabilmente ma mi meraviglia talvolta.

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